Marcello Cotugno
news novembre/dicembre 2023
Lo spettacolo evoca il film senza imitarlo, traducendo la visione cinematografica in azione teatrale: tanto con la presenza e la fisicità degli attori che in scena sudano, si rincorrono, lottano, si amano, quanto ricorrendo a una dimensione simbolica che lascia aperto
allo spettatore uno spazio di immaginazione e memoria, quanto ancora attraverso l’affilatezza di dialoghi grotteschi, struggenti o comici. Da questo punto di vista, è per me una straordinaria risorsa lavorare con attori di grande talento e sensibilità come Euridice Axen e Giuseppe Zeno. Due interpreti capaci di far vibrare le
corde della passione e dell’ironia e di trovare una propria personale misura per dare corpo ai ruoli appartenuti a due icone del cinema italiano: Mariangela Melato e Giancarlo Giannini. Equilibristi, lottatori, nemici e amanti, Gennarino e Raffaella riempiranno il palco della tensione sensuale e della ruvida poesia che si fa strada nei loro cuori induriti. E, nell’orizzonte selvaggio e primordiale dell’isola, cercheranno di uno stato di natura in cui sia davvero possibile incontrarsi e amarsi al di là di ogni differenza.
Una volta in salvo, lontano l’isola, per Gennarino e Raffaella non ci sarà salvezza, perché l’amore non basta ad amarsi, sembra dirci la Wertmüller nell’amaro epilogo di una storia che, a quasi mezzo secolo di distanza, non smette di essere una potente allegoria dei conflitti ideologici, economici e di genere che attraversano la società umana.
Pochi sanno che la commedia teatrale nasce prima della famosa serie televisiva e precisamente nel 1962. Lo spettacolo vedeva protagonisti Joseph Cotten e Thomas Mitchell nel ruolo del tenente Colombo. La particolarità della commedia era che per la prima volta il pubblico assisteva al delitto guardando negli occhi l’assassino che preparava l’omicidio perfetto, una vera e propria “rivoluzione” nell’ambito del giallo dove solitamente l’identità dell’assassino si scopriva solo nell’ultima scena. Questo nuovo modo di raccontare un “giallo” diede inizio alla serie che nel 1968 portò in televisione con una puntata pilota la stessa commedia dal titolo “Prescrizione: assassinio”, riadattata per il piccolo schermo con protagonista Peter Falk nel ruolo del Tenente e Gene Barry in quelli dello psichiatra.
Il successo fu immediato e diede inizio alla popolare serie televisiva.
In Prescription: Murder, questo il titolo originale della piéce, si trovano già tutti i temi e lo stile del personaggio di Colombo che i due autori americani avevano creato ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di Delitto e Castigo di Dostoevskij: un uomo trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con infallibile tempismo.
Come in tutti i telefilm che seguiranno, anche qui, lo spettatore è da subito testimone dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo perché ricca. Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il piano perfetto per uccidere la moglie. Ma sulla sua strada troverà il tenente Colombo. Dalla prima scena in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto” dell’assassino. Un indizio apparentemente insignificante alla volta – lacci delle scarpe, caviale, aria condizionata – il duello tra Colombo e lo psichiatra si dipana fino ad arrivare ad un sorprendente epilogo.
Ne La Madre Zeller indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo. Il tono da black comedy iniziale lascia scappare più di un sorriso, per le situazioni descritte e il meccanismo delle ripetizioni che Zeller instaura nel testo, si trasforma lentamente in un dramma spietato che non sembra essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile. Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione?
READ MORECarol e Martin tornano a casa dopo aver trascorso sei anni lavorando nello staff di Medici senza frontiere in un paese africano non ben definito. Al loro ritorno, vengono invitati a cena dai loro vecchi amici Liz e Frank. Le due coppie si erano incontrate alla facoltà di medicina ma da lì in poi le loro vite avevano preso percorsi estremamente differenti. Mentre Carol e Martin hanno scelto di prestare assistenza medica in luoghi di estrema povertà, Liz e Frank hanno invece esercitato la loro professione inseguendo obbiettivi più tradizionali: la carriera, il guadagno, la costruzione di una famiglia. A legarli in questa lunga distanza, la presenza di una bambina, Annie, che Liz e Frank hanno adottato a distanza, e di cui Martin e Carol si sono presi cura durante la loro permanenza in Africa.
Teatro READ MORE
Disorder
di Neil LaBute
22-23 aprile 2023
Teatro Lo Spazio Roma
I due atti unici del 2007, Land of
the Dead e Helkter Skelter, da
noi riuniti in un unico spettacolo ribattezzato Disorder, non sono stati pensati dall’autore come parte di un’unica
pièce, ma la presenza comune dell’elemento della gravidanza ne suggerisce
l’accoppiata.
Nel primo, Land
Of the Dead, due coniugi raccontano ad un interlocutore invisibile
dell’aborto di lei. I monologhi di marito e moglie, rivolti verso la platea,
rompono, come d'abitudine di LaBute, l'immaginario parete che separa gli attori
dal loro pubblico, per chiamare direttamente in causa gli spettatori. Più che
in una sala teatrale, abbiamo la sensazione di trovarci davanti a due uomini
come noi che devono affrontare un problema: una gravidanza voluta/non voluta.
Helter Skelter, il secondo atto unico, ha una struttura più
classica. È, per dirla con le parole del drammaturgo, “un urlo primordiale”:
LaBute trasforma infatti un innocuo incontro tra marito e moglie in un
ristorante durante lo shopping natalizio in una tragedia ispirata per toni e
crudezza a quelle dell’antica Grecia.
Recitazione davanti alla macchina da presa
26-27-28-29 maggio 2023
Fortezza Est
foto Tommaso Le Pera
Regista, filmmaker, autore, docente, attore. Si forma alla Stabile Teatro Scuola di Napoli diretta da Guglielmo Guidi, al Teatro di Roma con Mario Martone e, alla Biennale di Venezia, agli Atelier di regia di Eimuntas Nekrosius e di drammaturgia di Neil LaBute.Dal 1996 a oggi ha diretto oltre ottanta spettacoli a teatro. Il suo testo Anatomia della morte di… ha vinto il premio: “7 spettacoli per un teatro italiano per il 2000” ed è stato rappresentato al Teatro Argentina di Roma, prodotto da Teatro di Roma e Beat72. Per il cinema, dopo il diploma in Filmmaking alla New York Film Academy nel 1999, ha diretto otto cortometraggi. L’ultimo, il Perdono scritto da Dario Iacobelli, è stato finalista ai Globi d’Oro 2019. Dal 2007 al 2015 è uno degli autori della serata David di Donatello per RAI1. Dal 2009 collabora alla Link Campus University, dove da quest’anno è professore straordinario. Dal 2015 lavora come docente al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dal 2008 all’Accademia Padiglione Ludwig e a La Scaletta. Dal 2020 insegna all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli in un Master di perfezionamento su Teatro Pedagogia e Didattica. Tra le sue pubblicazioni la prima edizione italiana di testi di Neil LaBute, Trilogia della bellezza per Editoria&Spettacolo in collaborazione con Masolino D’Amico e Gianluca Ficca
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